ricette vegane, senza glutine e un po' della mia vita

Glasgow!

Ciao! Marco ed io siamo da poco tornati da una piccola vacanza a Glasgow in Scozia. Per me è la terza o quarta volta che ci vado (ci vive mio fratello), per marco le seconda credo, fatto sta che è comunque la prima per entrambi che riusciamo a vederla con il sole. Cielo blu e un bel sole, fatto eccezione per una mezza giornata in cui il tempo si è fatto piovoso, ventoso e assai freddino. Come da qualche tempo a questa parte prima di partire io mi sono occupata di scovare gli indirizzi di ristoranti, pub, café vegani, Marco quelli dei negozi di dischi. Caso vuole che il mio fratellone che ci ha ospitato, si sia trasferito da soli venti giorni nel West end, esattamente a 5 minuti a piedi a The 78 (café vegano dove fanno anche concertini) e 2 minuti da Volcanic Tongue, negozietto di dischi a casa del proprietario, un giornalista di Wire. Ma di questo vi racconterà meglio Marco.Partiamo quindi con The 78 http://www.the78cafebar.com/. Ci abbiamo pranzato due volte, la prima con mio fratello e la sua famiglia, la seconda si è aggiunto anche Costantino (Della Gherardesca, grazie al quale ho trascorso due splendide serate a bere birra e vodka ;). La prima ho ordinato una zuppa al pomodoro e finocchio e un sandwich con patate americane e un chutney alla barbabietola. La zuppa forse era un po’ troppo densa, ma il resto era buonissimo.

La seconda volta ho optato per del “chilli wrap” con riso e sour cream. Bollentissimo ma incredibilmente buono e sufficientemente piccante.

Ahl’ambiente è ultra rilassante e ha anche una distesa all’aperto.

Un altro localino in cui abbiamo pranzato è Heavenly www.heavenlyglasgow.co.uk/. In una delle strade che attraversano il centro di Glasgow, questo ristorantino/café è stato aperto non molto tempo fa da alcuni tipi di un’etichetta. E’ caratterizzato dalle pareti di un bel verde scintillante e dal fatto che i tavoli hanno tutti i nomi di un gruppo.

La musica di sottofondo a detta di Marco era troppo “indie”,io l’ho apprezzata ma si sa che ho gusti musicali più soft del mio consorte. I dolci, che non ho assaggiato, hanno un’ ottima presentazione. Ah, una nota dolente: cipolla cruda ovunque, e quando intendo ovunque voglio dire proprio ovunque e tahini troppo agliata, vero Costa?

Finiamo in bellezza da Mono www.monocafebar.com/ . Locale punta di diamante di Glasgow vanta al suo interno un negozio di dischi, palco per concerti e una cucina incredibilmente buona. La zuppa qui è stata paradisiaca: asparagi con fagioli spagna e limone. Buonissima! Il pane del sandwich era leggermente bruciacchiato in un angolo ma il ripieno con il tofu, gli spinaci, il pomodoro e il pesto faceva dimenticare il resto. La chesecake di Marco era ottima.
I primi che tornando dalla Gran Bretagna sento lamentarsi per il cibo li ammazzo.

(Marco aka Ill Bill Laimbeer takes the m/f stand)

Lo scopo della mia vacanza era “enlarge yr The Fall lp's collection” e magnare, niente di più niente di meno. La vicinanza di negozietti giusti come il citato Volcanic Tongue di David Keenan (in un appartamento a due passi da dove dormivamo: esatto, in un appartamento...e cui inizierebbe il primo dei “Te lo immagini in Italia” del report ma ve lo risparmio), del 78 e di un simpatico negozio dove a metà giornata mettevano i prodotti da forno a metà prezzo ha fatto il resto. Per quel che riguarda l'allargamento della collezione dei The Fall il buon Keenan, pur avendo Franco Battiato e ovviamente Mark E. Smith fra la sua selezione non è stato molto alla portata del mio portafoglio, ma il negozio è semplicemente clamoroso, in un appartamento e con una selezione degna del personaggio. Segnalo la presenza di The Fall In A Hole a 7 £, prezzo decente ma oramai ho già passato la fase “The Fall – contano solo i primi anni, live inclusi” e mi sono buttato sul periodo Beggars Banquet che evidentemente nel Regno Unito è quello che ha lasciato più il segno, gli album del periodo si trovano ovunque. In ogni modo, less rock more food: si sarà capito che oramai le nostre vacanze trascorrono così, fra un tiro a canestro e un film di Spike Lee, anzi no, tra un negozio di musica e un posto dove facciano da mangiare vegan. Ecco allora che il The 78 nel West End, trovandosi letteralmente a due passi da dove stavamo è stata la nostr prima meta. Qui ho messo in scena uno dei miei classici, ossia andare in totale confusione visto l'imbarazzo della scelta (relativamente, ossia in relazione alla media italica) e prendere in pratica un piatto indiano, con tutto che la zona del West End è piena di ottimi ristoranti indiani (tipo Mother India o India Cafè, dove abbiamo mangiato una sera dopo aver tentato invano di ri-cenare prima al the 78 poi al 13th note, visto che da bravi terroni ci siamo scordati che le cucine vicino al meridiano di Greenwich chiudono alle 21). Il piatto in questione era a base di riso al curry, una ottima zuppa di tofu al peperone e insalata. Visto che poi per me un giorno senza dolci è un giorno sprecato per finire una fetta di torta cocco cioccolato e noci. La seconda volta, visto che siamo nel paese dei sandiwches fatti bene e col contorno di patate e onion ring fatti bene ho optato per il 78th burger, ottimo anche se il panino in sé era abbastanza come dire, minimal.Chiusura con un peanut butter cake, che dopo esser stati al risorante di Moby dove c'è la peanut butterbomb cake poteva anche esser clamoroso che la mia dichiarazione sarebbe stata “ehhh però la peanut butter cake bomb a NY....”. Posto molto bello e sogno della vita, avere un locale simile a due minuti da casa, perchè ci accontiamo di poco. Ah, la seconda volta ho accompagnato il burger con una ottima zuppa con pomodoro, anacardi e lenticchie. Mangiata per ultima, tiepida.

Heavenly è legato ad una etichetta, la http://www.bubblegumrecords.org.uk/ per cui non si poteva alla fine del pranzo, non comprare qualcosa (un mini degli Hyperbubble, http://www.hyperbubble.net/). Bella l'idea di dare un nome di un gruppo o di un'artista (segnaposto+lp) ai tavoli (ho dovuto cedere al double dare ya di Silvia e così siamo finito al Bikini Kill), ci tengo a precisare che più che “troppo indie” la scelta della musica di sottofondo è stata un po' troppo “classica”: Smiths, Vaselines e Arcade Fire (i primi due erano pure “tavoli”...). In ogni modo: questa volta la scelta è caduta su un tofu burger (marinato, ottimo) con un side dish di onion rings al curry che clamorosamente poi non mi sono “rimbalzati”. Lo stesso non si può dire della cipolla cruda au gogo nell'insalata di accompagnamento, ma d'altronde me la sono voluta io scegliendo di mangiarla. Chiusura con una poached pear al cioccolato accompagnata da gelato, essenziale ma efficace oltremodo.

Da Mono potrei aspettare quello che ho ordinato anche per ore, vista la già citata presenza del negozio di dischi con sezione 2nd hand in cui il classico è iniziare a prendere tutti i dischi (In questo caso: Tarantula Hawk, The Frenz Experiment doppia coppia, Kerosene 454, l'edizione deluxe di The Freed Man dei Sebadoh) salvo poi lasciarli tutti lì. Molta roba buona ma volendo evitare di comprare vinili (grazie Ryanair) la scelta è caduta su I Am Kurios Oranj. Appunto: il metal “oscuro” (Xasthur, Sunno)))) oramai lo trovi anche dal panettiere. In ogni modo, per quel che riguarda il lato culinario qui ho optato per un hamburger con un enorme fungo dentro, buono e ben cucinato ma mi ha sfamato poco, onion rings non toccati (non stavo bene quando sono arrivati e i miei commensali prendine uno prendine n'antro me li han fatti fuori). Finishing move a colpi di cheescake con lemon curd, direi il dolce più buono di quelli provati nei ristoranti, ma sono un sucker per la cheescake quindi non faccio testo.

Ho concluso con 5 dischi dei Fall comprati e la panza piena ogni giorno: mission accomplished. Con buona pace dei cafonali sosia di Stefano Tacconi pronti ad applaudire all'atteraggio a Bergamo, che durante il viaggio lamentavano la nostalgia da casonsèi.




Crumble di frutta estiva con cuscus

Versate 80 gr. di cuscus in un contenitore graduato e misurate pari volume di succo di mela, poi portate il succo a bollore. Versate in una ciotola il cuscus e bagnatelo col succo bollente. Coprite con pellicola trasparente e lasciate rivenire il cereale per 5 minuti, quindi mescolatelo a 2 cucchiai di cocco disidratato (la ricetta originale consiglia le mandorle tostate finemente tritate, ma non avendole le ho sostituite con il cocco per una versione più esotica). Tagliate a fette 2 albicocche, 2 susine, 2 pesche e disponetele in un unico strato in una pirofila imburrata (ho usato della margarina bio di soia). Spolverizzatele con 3 cucchiai scarsi di zucchero di canna e irroratele col succo di mezzo limone. Coprite la frutta con il cuscus, cospargete un cucchiaio di zucchero di canna e qualche fiocchetto di burro/margarina. Passate il cuscus in forno a 180° per una quindicina di minuti, finché non si forma una crosticina croccante. Ottimo servito tiepido con del gelato alla vaniglia.

Yummy!
xoxo