ricette vegane, senza glutine e un po' della mia vita

25.02.2012

Il sole e il mare hanno su di me un effetto che potremmo  definire terapeutico.  E mio marito che mi conosce bene, lo sa.  Così oggi, dopo un’ora di palestra e un risotto di mia invenzione, siamo corsi al mare. Abbiamo passeggiato sulla battigia, chiacchierato, ascoltato i gabbiani e osservato l’orizzonte azzurro. Ci siamo tenuti sempre  per mano e non abbiamo mai smesso di sorridere.

Se qualcuno è interessato al risottino sappiate che contiene (conteneva), 1 porro tagliato a rondelle e 50 gr di mirtilli rossi aggiunti due/tre minuti prima del termine della cottura del riso. Il procedimento è quello classico per il risotto.















LOVE
xo




22.02.2012

Oggi mi sento così.





xoxo.




SALAD JOBS #3 MATTIA & MARA = RIDESIGNERS

Ciao! Eccoci finalmente arrivati alla terza puntata di Salad Jobs. Questa volta conosceremo Mattia Menegatti, Mara Melloncelli e il loro bellissimo progetto Atrosguardo. Teneteli d'occhio perché i ragazzi hanno stoffa da vendere e sentirete presto e molto parlare di loro.
A rispondere è Mattia.

Raccontaci un po’ chi sei.
 
Mattia, 33 anni. Nato e cresciuto in un piccolo paese emiliano. Famiglia di parrucchieri e artigiani. I miei dicevano sempre che dovevo studiare così sarei riuscito a trovare lavoro più facilmente guadagnando un sacco di soldi (nel frattempo son cambiati i tempi… :-D).
Da piccolo volevo fare l’inventore,  poi l’ingegnere, il musicista, il regista e crescendo altre decine di cose… in realtà dopo l’esame di terza media i professori dissero ai miei genitori che non potevo aspirare ad altro che ad una scuola professionale perché non avevo le capacità per studiare. In realtà non avevano capito che per tre anni me l’ero spassata alla grande!
Quindi mi iscrissi all’istituto tecnico senza troppa convinzione e alla fine decisi che le materie tecniche mi avevano stancato e mi laureai in scienze umanistiche perché mi sembrava interessante capire la psiche degli esseri umani. In seguito presi la specializzazione in risorse umane e lavorai in un istituto di formazione nell’ambito del fondo sociale europeo. Dopo qualche anno i fondi furono destinati all’esterno e l’azienda chiuse. Devo dire per mia fortuna, perché non ne potevo più di avere a che fare con fax, e-mail, scartoffie… tanto fumo e poco arrosto. In seguito mi trasferii a Ferrara e decisi di lavorare part-time per riuscire a dedicarmi alle mie passioni, ma di questo dirò nelle prossime risposte. Da un anno circa vivo in un piccolo paese della periferia dove il garage è diventato un laboratorio e in estate posso cenare in giardino guardando il tramonto in assoluto silenzio.


Quando o da cosa è nata la tua passione per il design?
Ogni tanto ripenso a una cosa che mi accadeva durante l’infanzia. La mia non era una famiglia ricca e così i miei genitori acquistavano spesso i vestiti al mercato del paese. Quegli abiti non erano male come qualità (erano prodotti ancora in Italia…) ma notavo sempre  qualcosa che stonava. Anche in una semplice maglia a tinta unita, c’era uno stemma con la marca (tutt’altro che una griffe) troppo evidente, e io mi chiedevo perché non riuscissero a fare una semplice polo nera e basta! Quindi o potevi permetterti una “Lacoste” oppure eri costretto ad indossare una polo nera con una brutta scritta e di cattivo gusto, tipo: “lacrost”. Credo fu allora che capii cosa significasse lo “stile”, ma senza rendermene conto. Posso dire che nella mia testa ero un precursore del concetto che avrebbero poi sfruttato le grandi aziende di abbigliamento e arredamento low-cost contemporanee (anche se ora lo fanno spesso a discapito della qualità). Racconto questa storia perché, col senno di poi, penso che quello fosse il mio concetto di design, anche se non potevo ancora dargli un nome. Oggi si direbbe: “Less is More”.
Ovvero un oggetto, un complemento d’arredo o un vestito possono essere realizzati con stile e qualità estetica, funzionale e materiale utilizzano gusto e know-how, senza necessariamente essere “sporcati” da inutili fronzoli e senza per forza essere una grande marca.


Com’è nato il progetto Altrosguardo?
Qualche anno fa per caso sono stato invitato a partecipare ad un mercatino dell’usato dalle parti di Bologna insieme a Mara. Portammo gran parte delle vecchie cianfrusaglie che avevamo in soffitta e riuscimmo anche a vendere qualcosa. Fu un esperienza entusiasmante, non ero mai stato un frequentatore di mercatini e da allora invece tutto cambiò. Ben presto diventammo appassionati di abiti e oggetti vintage, in particolare degli anni 50 - 70 e cominciammo ad acquistarne e rivenderli noi stessi, imparando a conoscere e studiando con attenzione il design di quell’epoca che a mio parere rimane il migliore di sempre. Credo fu a quel punto che cominciai ad attribuire un significato alla parola “design”. Come ho detto per me era sempre stato un concetto astratto e aleatorio sul quale non mi ero mai soffermato troppo. Studiando libri, riviste, pagine web, l’argomento ci prese sempre più e cominciammo a frequentare prima tutti i mercati del vintage e poi tutte le fiere del design, imparando a conoscere e riconoscere i brand, i designer e i progetti legati al design. Nel frattempo frequentai anche una scuola di artigianato artistico, imparando in particolare la lavorazione del legno e costruzione di chitarre. Assieme alla scoperta di oggetti “nuovi” cresceva sempre di più una vera e propria passione, quasi maniacale, nella ricerca di oggetti usati anche in cattive condizioni da rimettere a posto e/o modificare. L’attività di ri-funzionalizzare ha quindi preso il sopravvento. Da allora continuiamo a ricercare oggetti e materiali, a studiarne la composizione e la progettazione originale: come sono stati costruiti, assemblati, verniciati. E a partire da questo, poi si comincia a lavorare al “nostro progetto”, quasi sempre legato all’emozionalità e all’immaginario che vogliamo suscitare.



Quando hai pensato che la tua passione si potesse trasformare in lavoro? Speri di fare questo per il resto della vita? Se sì in che modo ti vedi crescere in questo campo?
Durante gli anni passati armeggiando con mobili e complementi d’arredo usato, tentando di restaurarli e rimetterli in sesto, mi sono reso conto che c’è tutto un mondo di oggetti che finiscono in discarica, quando in realtà potrebbero rinascere a nuova vita. In realtà pensandoci il recupero è sempre stato presente nella mia vita: da piccolo i miei nonni, che avevano conosciuto la miseria durante la guerra, mi insegnavano a costruire le cose che mi servivano invece di acquistarle nuove e con il tempo imparai il valore e la soddisfazione della manualità e dell’artigianalità nel riparare le cose e farle con le proprie mani. Quando a 8 anni dicevo di voler fare l’inventore, forse  in realtà intendevo proprio questo.

Il progetto Altrosguardo si è concretizzato piano piano nel tempo, sono nati i primi oggetti, abbiamo iniziato a mostrarli e poi, inaspettatamente, venivano pubblicati su riviste e blog. Questo ci ha dato coraggio oltre che soddisfazione e così abbiamo investito in materiali e attrezzature per il laboratorio, abbiamo creato il sito internet, abbiamo partecipato a manifestazioni importanti. Insomma è stato tutto molto graduale per cui, mantenendo i piedi ben saldi a terra, cominciamo a pensare che potrebbe diventare un’attività che ci permetta di pagare le bollette a fine mese. Fra l’altro lo chiamiamo “progetto” perchè nasce come piccola officina creativa ma rimane in progress perché unisce arte, manualità, design, artigianato. Si sta auto-definendo col tempo a seconda delle esperienze che facciamo. Sicuramente stiamo lavorando affinché Altrosguardo diventi sempre più concreto e ci auguriamo di svegliarci la mattina dedicandoci solo a questo.
A proposito…
è notizia di questi giorni che siamo arrivati in finale al Premio Arte Laguna (www.premioartelaguna.it). Una delle nostre opere è fra le 30 sculture selezionate tra più di 7000 candidature provenienti da ogni parte del mondo. Il 17 Marzo presso le nappe dell’arsenale di Venezia ci sarà l’inaugurazione della mostra e la premiazione, noi incrociamo le dita ma comunque vada essere presenti è già un onore grandissimo e va ad aggiungere un altro mattoncino al nostro progetto.



Se a diciassette anni ti avessero chiesto che cosa avresti fatto nella tua vita oggi, cosa avresti risposto?
Il musicista. Da quando ero adolescente ho sempre sognato di avere una band con cui suonare e andare in tour. Ai tempi suonavo con i primi gruppi e mi esibivo dal vivo sperando veramente di fare quello nella vita. In realtà col tempo questa è rimasta una grande passione e ancora oggi strimpello e compongo canzoni ma diversamente da allora lo considero una valvola di sfogo, un’altra fonte di soddisfazione personale e non sono più convinto come allora che sarebbe stata la vita che avrei voluto fare.
In realtà quello che mi interessa veramente fare è: creare. Che si tratti di musica, arte, design, artigianato, la cosa importante è il piacere e la soddisfazione che provo e immaginare una prospettiva concreta in quello che faccio.


Grazie Mattia!
Aggiungo io che Altrodesign lo trovate su facebook, twitter e myspace.
Sono davvero orgogliosa di conoscere persone che rincorrono i loro sogni. Che non si lasciano frenare dalle difficoltà della quotidianità, ma che anzi traggono da essa la forza necessaria per andare avanti ottenendo pure ottimi risultati. We can do it, no?



ARANCIO. ARANCIO. ARANCIO.

Oggi quando mi sono alzata c’era il sole. Solitamente esco ad un’ora, le 6.40, in cui il sole è lontano dall’essere anche solo un’idea. Così quando ne ho la possibilità, cioè il fine settimana, me lo godo tutto tutto, dal primo all’ultimo raggio.
L’arancione è un colore che sprigiona energia e buonumore così ecco qua il nostro pranzetto perfettamente a tema.



 risotto con la zucca
Ricetta per il condimento delle carote:
3 carote grattugiate
¼ tazza di noci, mandorle, nocciole o noci di macadamia tritate grossolanamente
¼ tazza di uva passa
succo di ½ limone
2-3 cucchiai di maionese vegan o crema di riso
sale e pepe


Qui e là




xoxo.


15.02.2012


Oggi sono felice. Nonostante il lavoro faticoso, le scadenze impossibili da rispettare, i soldi che vanno e vengono, i desideri più profondi che sembrano non volersi realizzare, gli amici lontani, la famiglia lontana, il mutuo, le bollette, la lavatrice rotta, la macchina che perde olio...nonostante tutto sono felice e forse non scambierei la mia vita con quella di nessun altro. O forse, non scambierei con nessun altro l’uomo che mi sta accanto e fa sì che io sorrida nonostante tutto.  LOVE.

Qui e là.





xoxo



Ieri

Ieri...
  • Mi sono svegliata per il gran vento. Fuori vento, neve e ghiaccio
  • Ho dato un bacio alla persona che amo
  • Mi sono avventurata nella neve per raggiungere l’allergologo e sentirmi dire che devo ripetere la gastroscopia con biopsia
  • Ho mangiato tanti frollini
  • Giocato con Ian & Domino
  •  Fotografato qualche particolare della nostra casa
  • Chiacchierato con mia mamma al telefono
  •  Letto Nero Oceano di Stéfan Màni
  • Controllato i miei blog del cuore
  •  Lavato milioni di panni sporchi + steso mille milioni di panni bagnati
  •  Alzato la voce con Marco perché continuava a cantare canzoni degli 883 adducendo come scusa che era il ventennale di Hanno ucciso l’uomo ragno
  • Bevuto un buonissimo tè iraniano
  • Innervosita per l’allergia che non mi da tregua
  • Sfogliato riviste di arredamento a caccia di idee
  • Sognato a occhi aperti
  • Guardato Miami Ink
  • Sistemato le foto del nostro matrimonio nell’album nuovo
  • Pensato e ripensato se andare a un release party a cui eravamo stati invitati e deciso alla fine di restarcene in polleggio sul divano a sonnecchiare con brutta tv in sottofondo
  • Ho dato un bacio alla persona che amo e mi sono addormentata










Ah ieri è morta Whitney Houston.